Il 26 febbraio 2025, la Commissione Europea aveva presentato il Pacchetto Omnibus I, una proposta di semplificazione – in tutti gli Stati membri dell’UE – della legislazione vigente nei settori della sostenibilità e degli investimenti, nello specifico della direttiva sul reporting (Corporate Sustainability Reporting Directive, CSRD) e di quella sulla due diligence di sostenibilità aziendale (Corporate Sustainability Due Diligence Directive, CSDDD).

Dopo uno “Stop-the-clock” annunciato ad aprile dal Consiglio UE che contemplava il posticipo dell’entrata in vigore e la rimodulazione degli scaglioni per tipologie e dimensioni diverse di imprese, ieri pomeriggio il Parlamento Europeo si è riunito in plenaria e ha approvato in via definitiva il pacchetto.

 

Reportistica di sostenibilità: soglie più alte e meno vincoli per le imprese

Secondo le nuove norme UE aggiornate, quindi, la rendicontazione sociale e ambientale – ovvero l’obbligo per le aziende di rendere pubblici i dati sul proprio impatto sull’ambiente e sulle persone – diventerà obbligatoria solo per:

  • imprese dell’UE con più di 1.000 dipendenti;
  • con fatturato netto annuo superiore a 450 milioni di euro.

Le imprese con meno di 1.000 dipendenti non saranno più tenute a fornire alle realtà con cui collaborano informazioni aggiuntive rispetto a quelle previste dalle norme sulla rendicontazione volontaria.

Eliminato anche l’obbligo per le grandi aziende di redigere e implementare Piani di Transizione Climatica (Climate Transition Plan – CTP) necessari ad allineare le proprie emissioni con gli obiettivi climatici europei e con quelli dell’Accordo di Parigi. L’articolo 22 della CSDDD, che prevedeva l’obbligo di implementare i CTP, è stato sostanzialmente modificato, trasformando i requisiti obbligatori in dichiarazioni di intenti, che le imprese potranno continuare a rendicontare attraverso la CSRD, ma senza l’obbligo di attuarli.

 

Due diligence: obblighi solo per aziende sopra i 5.000 dipendenti

Sul fronte della Corporate Sustainability Due Diligence che prevede che le aziende prevengano, mitighino o riducano al minimo gli impatti sui diritti umani e sull’ambiente della propria attività e di quella dalla propria catena di fornitura  la revisione restringe ulteriormente il numero delle aziende coinvolte. I nuovi requisiti si applicheranno soltanto a:

  • imprese con oltre 5.000 dipendenti;
  • con fatturato netto annuo superiore a 1,5 miliardi di euro.

Un perimetro che, secondo le stime, taglierà fuori oltre l’85% delle aziende che altrimenti rientrerebbero nella CSRD. La direttiva sulla due diligence entrerà in vigore il 26 luglio 2029 per tutte le imprese interessate.

 

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