Lo scorso 8 aprile, si è tenuto il primo meeting dell’edizione 2024 del Tavolo di Lavoro sul Sustainable Procurement, il percorso riservato ad un gruppo ristretto di aziende italiane aderenti all’iniziativa UN Global Compact e lanciato come progetto pilota a marzo 2023, per offrire uno spazio di approfondimento tematico, scambio di esperienze ed apprendimento tra pari sulla gestione sostenibile delle catene di fornitura.

L’incontro, tenutosi a Milano presso la sede di Edison - sponsor del percorso - ed in video-conferenza, si è focalizzato sugli aspetti sociali del sustainable supply chain management. Dagli interventi di esperti tematici e rappresentanti aziendali, è emerso come le catene di approvvigionamento, di portata sempre più globale e complessa, rappresentino oggi una delle aree a maggior rischio - reale e potenziale - di violazione dei diritti umani e dei lavoratori. Questo fa sì che il tema risulti estremamente rilevante per il settore privato, il quale è chiamato a gestire le proprie filiere in maniera più attenta e responsabile, al fine di assicurare la stabilità, l’attrattività e la competitività nel lungo termine del business.

Al tempo stesso, anche i policy maker europei stanno ponendo la questione dell’impatto delle attività imprenditoriali sui diritti umani nelle supply chain, al centro dei nuovi framework di rendicontazione. In questa prospettiva, infatti, si collocano due recenti iniziative legislative: l’adozione della Corporate Sustainability Reporting Directive - CSRD, che prevede obblighi di rendicontazione più dettagliati in ambito di disclosure sulle informazioni di carattere sociale, oltre che ambientale, relative alle attività dell’impresa, a monte e a valle della sua catena del valore; e la proposta di Direttiva sulla Corporate Sustainability Due Diligence - CS3D (denominata anche Supply Chain Act), che estende l’obbligo di due diligence sugli impatti negativi - diretti ed indiretti, reali e potenziali - sui diritti umani e sulla tutela dell’ambiente alla chain of activities delle imprese interessate, le quali sono chiamate anche ad elaborare correlati piani di prevenzione e rimedio.

Sul tema della due diligence aziendale relativa ai diritti umani nelle filiere, si sono focalizzati i due interventi degli esperti tematici: Marco Fasciglione, Ricercatore del CNR, e Angelica Bonfanti, Professoressa associata dell’Università degli Studi di Milano. Fasciglione ha presentato una panoramica degli strumenti e dei framework internazionali di riferimento per l’attuazione della due diligence aziendale sui diritti umani nelle supply chain, approfondendone l’evoluzione del processo a partire da quanto indicato dai Principi Guida delle Nazioni Unite su Imprese e Diritti Umani - UNGPs e dalle Linee Guida OCSE per le imprese multinazionali, per arrivare alla recente proposta di CS3D. Questa riprende e valorizza alcuni aspetti già inclusi nei due citati strumenti di soft law internazionali: l’integrazione del processo di due diligence nel risk management aziendale; la valutazione dell’impatto in base alla severity della violazione, ossia alla sua dimensione, portata ed irrimediabilità; l’adozione di misure di reclamo e rimedio sia da un punto di vista procedurale che sostanziale; l’esercizio del meaningful engagement con gli stakeholder. L’esperto ha sottolineato l’importanza per le imprese di assumere un commitment pubblico in materia di protezione e tutela dei diritti umani e dei lavoratori, poiché questo impegno costituisce una leva da utilizzare nei confronti dei propri partner e, quindi, anche lungo le catene del valore e di approvvigionamento.

Un ulteriore approfondimento sui requisiti di due diligence previsti dalla proposta di CS3D è stato fornito dall’esperta Angelica Bonfanti, che ha presentato, oltre all’ambito e alle tempistiche di implementazione della Direttiva, l’importanza delle clausole contrattuali come strumento fondamentale di applicazione degli obblighi di due diligence nel rapporto commerciale con i fornitori. Queste, se correttamente redatte e implementate, sono indispensabili per proteggere l’azienda qualora dovesse verificarsi una violazione dei diritti umani da parte di un supplier. In quest’ottica, infatti, l’esperta ha sottolineato che la proposta di Direttiva prevede un approccio condiviso - tra azienda e fornitore - circa la responsabilità di rispettare i diritti umani e che l’obbligo di due diligence previsto dalla Direttiva è un obbligo di mezzi, e non di risultato: le imprese interessate devono dimostrare di aver messo in essere ogni azione possibile per evitare il verificarsi degli abusi all’interno della chain of activity aziendale, sia al livello upstream sia downstream (in modo specifico alle fasi di distribuzione e trasporto). Alcune clausole utili potrebbero essere i principi del responsible purchaising, responsible pricing e responsible exit, ossia valutare l’impatto generato dalla cessazione del rapporto contrattuale in relazione all’eventuale abuso avvenuto.

Per l’anno in corso, le attività del Tavolo di Lavoro vedono il coinvolgimento di 52 aziende italiane aderenti a UNGC, principalmente di grandi dimensioni, ma anche PMI, operanti in diversi settori, tra cui quello energetico e multi-utility, del food & beverage, del retail & personal goods, della finanza e dei trasporti. Per il 2024, l’obiettivo del percorso è di produrre un documento di Linee guida rivolto alle imprese per la stesura di un Codice di Condotta per i fornitori.

«La numerosa partecipazione delle nostre aziende ed il loro concreto coinvolgimento nel percorso confermano come il settore privato veda nella gestione responsabile delle filiere una sfida cruciale, prioritaria e strategica su cui doversi impegnare in modo sempre più ambizioso.» – ha affermato Daniela Bernacchi, Executive Director di UNGCN Italia in apertura del meeting. «Nello scenario globale attuale particolarmente sfidante sia dal punto di vista ambientale che geopolitico, le imprese sono sempre più consapevoli che non ci sia altro modo di fare business se non impegnandosi a diffondere la cultura della sostenibilità anche lungo le proprie catene di fornitura. In questo contesto, un documento di Linee guida per la redazione di un Codice di condotta può fungere da esempio e fissare dei punti di riferimento sia per le imprese ancora in fase di ideazione e produzione del Codice, sia per quelle che vogliono ancorare il Codice già adottato internamente a standard di riferimento internazionali, come i Dieci Principi del Global Compact ONU, i Principi Guida delle Nazioni Unite su Imprese e Diritti Umani (UNGPs) e l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile

Nell’ambito delle attività del 2024 del Tavolo di Lavoro, sono previsti altri due appuntamenti, durante i quali il tema della gestione sostenibile delle supply chain verrà approfondito con particolare attenzione agli aspetti ambientali e di governance. A chiusura del percorso, si terrà un evento aperto al pubblico nell’ambito dell’edizione del 2024 del Salone della CSR e dell’Innovazione Sociale, per presentare il documento di Linee guida per la stesura di un Codice di condotta per i fornitori.

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Manifesto “Imprese per le Persone e la Società”

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