Lo scorso 14 maggio, si è tenuto il kick-off meeting della terza edizione italiana del Climate Ambition Accelerator, il percorso di formazione di 6 mesi sviluppato dal Global Compact delle Nazioni Unite ed implementato al livello nazionale dal Network italiano con il supporto di Carbonsink. L’obiettivo del programma, che nelle quattro edizioni globali finora attivate ha visto la partecipazione di oltre 2.500 aziende aderenti, è di fornire loro le conoscenze e competenze necessarie per elaborare piani di riduzione delle emissioni di gas climalteranti e definire obiettivi climatici che siano basati sulla scienza, anche grazie allo scambio di esperienze ed occasioni di apprendimento tra pari.
Nel 2024, sono 41 le aziende italiane coinvolte nell’Accelerator e operano in settori diversificati (finanziario, chimico e dell’automotive, food & beverage ed utilities). Di queste, il 76% sono imprese di grandi dimensioni ed il 24% piccole e medie.
«Secondo l’Emissions Gap Report 2023 dell’UNEP, il mondo si sta dirigendo verso un aumento della temperatura media globale di 2,5-2,9°C rispetto ai livelli preindustriali, al di sopra - quindi - del limite di 1.5° C fissato dall’Accordo di Parigi. Per far fronte a questa sfida, il settore privato sta portando avanti iniziative importanti, rappresentate in prima battuta dallo sviluppo e dall’implementazione di iniziative di riduzione delle proprie emissioni e di decarbonizzazione, ma il margine di miglioramento è ancora ampio. Al livello globale, sono 8.060 le imprese che aderiscono all’iniziativa Science-based Target (di cui 184 in Italia), ma solamente 5.307 (108 italiane) hanno dei target definiti e validati e poco più di 3.125 (15 italiane) anche con l’ambizione net-zero. Da questi numeri emerge che il settore privato italiano è chiamato ad impegnarsi in modo ancora più ambizioso ed è in questo contesto che entra in gioco il nostro programma di accelerazione, che punta ad aiutare le organizzazioni a passare dalla teoria alla pratica.» ha dichiarato Daniela Bernacchi, Executive Director di UNGCN Italia, in apertura dell’incontro.
Il primo incontro dell’edizione 2024 dell’Accelerator ha offerto ai partecipanti l’opportunità di confrontarsi su uno degli aspetti più complessi e sfidanti per le imprese relativamente alla propria Azione per il Clima, ossia il coinvolgimento attivo dei fornitori nella riduzione delle emissioni indirette legate alla catena del valore, cosiddette di Scope 3. Nonostante queste siano 11,4 volte superiori rispetto a quelle di Scope 1 e 2, secondo un recente studio condotto da Carbon Disclosure Project su oltre 18.000 imprese, solo il 41% rendiconta su almeno una categoria di Scope 3.
Per guidare le imprese in un coinvolgimento efficace dei propri supplier nel percorso di decarbonizzazione, durante l’incontro sono state individuate alcune pratiche che le aziende possono seguire, partendo dalla mappatura dei fornitori chiave e più strategici e dalla raccolta dati di tali fornitori in relazione alla loro maturità GHG, procedendo con l’avvio di corsi di formazione dedicati, fino alla predisposizione di incentivi per catalizzare l’ambizione climatica dei fornitori (ad esempio, prevedendo criteri climatici nei processi di selezione e nei contratti di fornitura) e al monitoraggio delle performance grazie a KPI definiti. Un approccio da applicare può essere quello di prioritizzare le azioni, dando precedenza alle strategie che producono maggiore valore economico e riduzione delle emissioni.
Inoltre, sono stati analizzati potenziali difficoltà e vantaggi che derivano dalle attività di engagement delle catene di fornitura. Circa le possibili criticità, è stato approfondito il tema del reperimento dei dati primari: per le imprese a monte della filiera, infatti, è emersa la difficoltà di raccogliere informazioni aggiornate ed esaustive circa le emissioni prodotte da partner e fornitori. Oltre a questo, le aziende si interrogano sulla reale efficacia della loro azione di influenza e attivazione - nel campo della riduzione delle emissioni - rispetto agli attori con cui collaborano. Guardando alle aziende di più ridotte dimensioni, emerge, invece, una situazione di scarsità o assenza di tools e linee guida, utilizzabili per realizzare assessment, misurazione, rendicontazione e monitoraggio delle proprie emissioni. Oltre alle possibili criticità, però, esistono anche numerosi benefici che possono derivare, per le imprese, da un engagement attivo delle proprie supply chain: tra questi, vi è una maggiore e più precisa conoscenza della propria impronta carbonica e un risparmio economico derivante dall’applicazione di strategie di riduzione delle emissioni mirate e più efficaci; un miglioramento dei rapporti con i propri fornitori, e di conseguenza, della continuità degli approvvigionamenti; una maggiore e più puntuale conformità alle normative sull’impatto ambientale.
Le attività del percorso di accelerazione proseguiranno fino a dicembre 2024 e si articoleranno in nuovi appuntamenti di peer-learning, momenti di auto-apprendimento attraverso l’Academy di UNGC e sessioni globali organizzate dal Global Compact delle Nazioni Unite con il supporto di esperti internazionali. Ognuno di questi incontri approfondirà, di volta in volta, vari aspetti relativi all’Azione per il Clima delle aziende: tra cui, le metodologie utili per stilare un inventario delle emissioni GHG, le relative strategie di calcolo, la comprensione della metodologia Science-based Target e le strategie di gestione e riduzione delle proprie emissioni.