Mercoledì 19 marzo si è tenuto, a Milano, il primo incontro in presenza del round italiano del Business & Human Rights Accelerator, il percorso di formazione della durata di 6 mesi - dedicato alle aziende aderenti all’UN Global Compact, per fornire conoscenze e competenze necessarie a integrare la tutela dei diritti umani e dei lavoratori nelle proprie strategie aziendali, con attenzione alle proprie operations e alla catena del valore. L’appuntamento è stato ospitato da Gruppo CAP, azienda Sponsor dell’edizione 2025 dell’Acceleratore.
L’incontro ha visto la partecipazione, in qualità di relatori, di referenti di alto livello delle realtà partner del Network Italiano nell’implementazione dell’acceleratore: Daniela Bernacchi, Executive Director di UNGCNI; Matteo Colle, Direttore Relazioni esterne e Sostenibilità di Gruppo CAP; Marta Pieri, Head of Private Sector Engagement di Oxfam Italia; Ana Perez Adroher, Business and Human Right Assistant di Oxfam Italia; e, Yulia Gershinkova, Technical Officer dell’ILO.
Nel corso dell’evento, relatori e relatrici hanno approfondito i Principi Guida delle Nazioni Unite su Imprese e Diritti Umani (UN Guiding Principles on Business and Human Rights – UNGP), delineando un quadro di riferimento chiaro e autorevole sulle politiche e sui processi che le aziende dovrebbero adottare per garantirne il pieno rispetto.
Gli UNGPs si fondano su tre pilastri principali:
- Proteggere: l’obbligo degli Stati di proteggere gli individui dalle violazioni dei diritti umani compiute sul proprio territorio da parte di terzi, incluse le imprese.
- Rispettare: le imprese dovrebbero garantire il rispetto dei diritti umani, attraverso procedure di due diligence, nonché prevenendo e mitigando gli impatti negativi che le loro attività possono avere su di essi.
- Rimediare: in caso di violazione dei diritti umani, alle vittime deve essere garantito l’accesso a vie legali di tutela e meccanismi di reclamo.
Nel corso della mattinata, esperti ed esperte hanno presentato esempi di pratiche concrete che il settore privato può adottare per integrare efficaci processi di due diligence. In particolare, al fine di adempiere ai propri obblighi in materia, le imprese sono invitate a:
- Adottare un impegno pubblico/policy, cioè una dichiarazione di intenti che esprima l’impegno dell’azienda a rispettare i diritti umani riconosciuti al livello internazionale. La policy deve essere elaborata con il contributo di professionisti ed esperti della materia, deve essere condivisa e approvata dai massimi vertici dell’impresa, deve essere resa di pubblico dominio e sostenuta da un’adeguata formazione di tutto il personale aziendale. Un punto nodale della policy, come sottolineato dalle relatrici di Oxfam Italia, è l’individuazione degli stakeholder da coinvolgere nella fase di elaborazione e stesura della stessa:
spesso, infatti, le imprese si limitano a includere nel processo i propri supplier, dipendenti e investitori, escludendo altre categorie importanti, come gli affected stakeholders, cioè i soggetti più fragili, coloro che subiscono direttamente gli impatti negativi delle operations aziendali; - adottare una procedura di due diligence per identificare, prevenire e mitigare i rischi di violazione dei diritti umani, causati dalle operazioni aziendali;
- adottare procedure che possano porre una misura di rimedio agli impatti negativi sui diritti umani direttamente o indirettamente causati dalle aziende, attraverso meccanismi di reclamo legali e non legali.
Un focus specifico è stato dedicato al pacchetto Omnibus, approvato dalla Commissione Europea, che modificherà la CSRD, la CSDDD e la EU Taxonomy. Con particolare attenzione alla CSDDD, approvata lo scorso anno, che prevede per le grandi imprese obblighi di implementazione di una due diligence basata sul rischio, la conformità normativa non risulta tuttavia un requisito sufficiente per identificare, valutare e porre rimedio agli impatti negativi potenziali ed effettivi in tema di diritti umani e ambiente - anche in ragione del pacchetto Omnibus ancora in fase di elaborazione. Dagli speaker intervenuti è arrivato dunque il suggerimento alle imprese di continuare a fare riferimento ai Principi Guida delle Nazioni Unite, tuttora il framework più completo e autorevole in materia di diritti umani per quanto concerne i propri processi due diligence.
Con particolare riguardo ai diritti dei lavoratori, Yulia Gershinkova di ILO ha delineato le quattro fasi fondamentali di una corretta procedura di due diligence: valutare gli impatti negativi, integrare i risultati, monitorare i progressi e comunicare esternamente. Il processo dovrebbe, inoltre, prevedere una consultazione, approfondita ed esaustiva, di tutti i gruppi potenzialmente interessati, ivi compresi i sindacati e le organizzazioni datoriali di lavoro, tenendo in debito conto il ruolo centrale della libertà di associazione e della contrattazione collettiva. È stato quindi ribadito l’obbligo per tutte le imprese attive nel mondo al rispetto dei principi e dei diritti fondamentali del lavoro, ossia: l’abolizione effettiva del lavoro minorile; l’eliminazione del lavoro forzato; l’azzeramento della discriminazione in materia di impiego e professione; l’affermazione piena della libertà di associazione e del diritto alla contrattazione collettiva; la creazione e conservazione di un ambiente di lavoro sicuro e salubre.
L’incontro è proseguito nel pomeriggio con l’attivazione di tavoli di lavoro, grazie ai quali i rappresentanti delle imprese partecipanti – che sono 40 per l’edizione 2025 – hanno avuto l’opportunità di confrontarsi su sfide e buone prassi in materia di tutela dei diritti umani e promozione del lavoro dignitoso, tanto internamente, quanto lungo tutta la catena di fornitura.
Dal confronto è emerso che, sebbene molte imprese abbiano già intrapreso percorsi di responsabilità in materia di diritti umani, restano ancora sfide significative, soprattutto nell’implementazione di processi strutturati di due diligence, nel dialogo inter-funzionale tra le varie aree coinvolte in tali processie nell’adozione di procedure di rimedio alle violazioni dei diritti umani causate dalleattività aziendali. L’incontro ha dunque rappresentato un'importante occasione per condividere buone pratiche, individuare aree di miglioramento e rafforzare l’impegno congiunto verso un modello di business sempre più etico e sostenibile.
Il Business Human Rights Accelerator proseguirà il suo percorso nei prossimi mesi fino a luglio, prevedendo per le aziende partecipanti anche la presentazione di un piano d’azione finale che riassuma tutti gli step della due diligence rispetto ai rischi e impatti salienti identificati secondo gli apprendimenti del percorso.