Lo scorso giovedì si è svolto a Milano, presso la sede di Green Media Lab, il kick-off meeting della quarta edizione italiana del Climate Ambition Accelerator, il percorso formativo promosso da UN Global Compact Network Italia, con il supporto di Carbonsink/SouthPole. Il programma di accelerazione, della durata di 6 mesi, mira a fornire alle aziende aderenti all’iniziativa onusiana le conoscenze e competenze necessarie per elaborare piani concreti di riduzione delle emissioni climalteranti e definire obiettivi climatici Science Based.

L’edizione 2025 ha registrato l’adesione di 39 imprese, eterogenee per settore, dimensione e grado di maturità nel loro percorso verso la decarbonizzazione. Un segnale chiaro del crescente interesse che il mondo produttivo italiano continua a dimostrare verso la transizione climatica.

Il primo incontro è stato coordinato da Laura Capolongo e Federico Magrin – rispettivamente Senior Programme & Institutional Relations Manager e Programme Officer Environment di UNGCNI – e ha visto la partecipazione di numerosi speaker: Giulia Camparsi, Senior Value Chain Analyst presso SBTi – organizzazione di riferimento per la definizione di obiettivi scientifici di riduzione delle emissioni di gas serra (GHG) – ha illustrato ai presenti la bozza di revisione del nuovo Corporate Net-Zero Standard (CNZS), attualmente in fase di elaborazione e di consultazione pubblica; Filippo GambardellaFlavia Ferrari, Francesco Crisanto e Anna Dodi di Carbonsink/South Pole, hanno invece coordinato nel pomeriggio i tavoli di lavoro dedicati al coinvolgimento dei fornitori nella riduzione delle emissioni Scope 3 delle aziende.

L’incontro è stato anche occasione di confronto e peer-learning, attraverso la condivisione di varie esperienze aziendali portate all’attenzione da: Giusi Bonini, Chief Sustainability Officer di Evoca, Sabrina Vialetto, Chief of Regulatory, Quality and Compliance di Chematek – intervenute in qualità di "Alumni" dell'edizione 2024 dell'Accelerator – Valerio Recagno, ESG and Compliance Executive Director di RINA ed Emanuele Cardinale, Head of Sustainability di INWIT. 

Il panorama globale è segnato oggi da sfide profonde e complesse. Secondo l’Emission Gap Report 2024 il mondo è oggi sulla traiettoria di un incremento della temperatura media globale compreso tra 2,6 e 3,1°C rispetto ai livelli preindustriali. Per rispettare il limite di 1,5°C fissato dagli Accordi di Parigi, sarebbe necessario ridurre le emissioni globali del 42% entro il 2030 e del 57% entro il 2035. In questo scenario già critico, l'orientamento politico sulle tematiche ambientali di alcuni Governi di recente insediamento - che mirano a rilanciare l'industria del fossile - rischia di irrigidire ulteriormente il quadro politico globale, ostacolando i progressi verso la transizione ecologica, offrendo una sponda politica a chi, anche in Europa, chiede un ridimensionamento degli obiettivi ambientali. 

un global compact network italia al via la quarta edizione italiana del climate ambition accelerator per una supply chain a prova di net zero 03

A rafforzare questo clima di incertezza contribuisce anche il momento di ambiguità che accompagna la presentazione del pacchetto Omnibus da parte della Commissione Europea: un intervento nato con l’intento di semplificare la normativa sulla sostenibilità aziendale, ma che solleva interrogativi sul possibile rischio di rallentamento dell'ambizione ambientale, proprio mentre le imprese sono chiamate a intensificare i propri sforzi verso la transizione ecologica.

Nonostante ciò, emergono segnali incoraggianti da parte del settore privato.
Come ha infatti sottolineato Giulia Camparsi, le imprese hanno ormai compreso quanto la transizione sostenibile non sia più solo una questione ambientale, ma un vero e proprio vantaggio competitivo. In questa direzione va anche la Commissione Europea, che con l’approvazione del Clean Industrial Deal, mette a disposizione del settore produttivo europeo 100 mld di euro per accompagnare la decarbonizzazione, senza sacrificare la competitività.

Decarbonizzare è quindi la parola d’ordine. Nel processo di mitigazione dell’impronta climatica, la riduzione delle emissioni di Scope 3 – cioè le emissioni indirette derivanti dalla catena di fornitura e del valore – è spesso individuata dalle aziende come la sfida più significativa per il raggiungimento dell’obiettivo Net-Zero, ma è anche l’area in cui si concentrano le più grandi opportunità di decarbonizzazione. In media, infatti, le emissioni derivanti dalla catena del valore, rappresentano il 75% del totale delle emissioni di gas serra (GHG) aziendali. Nel settore construction, ad esempio, il 95% delle emissioni sono Scope 3; nel ramo finanziario si raggiunge il 99% e nel settore food & beverage oltre l’85%.

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Sotto questo profilo, Giulia Camparsi ha esposto ai presenti le principali modifiche riguardanti la versione 2.0 del Corporate Net-Zero Standard di SBTi. La bozza di Standard riconsidera anzitutto i limiti degli obiettivi per lo Scope 3. La versione 1.2 dello Standard imponeva, infatti, per tutte le aziende con Scope 3 superiori al 40 % delle emissioni totali, di coprire almeno il 67% dei propri impatti nel breve termine e il 90% nel lungo termine.

Nella nuova versione, invece, i criteri riguardanti i limiti per gli obiettivi dello Scope 3 sono stati revisionati, per rendere più corretto e verosimile il perimetro. Nello specifico quest’ultimo dipenderà da:

  1. l’identificazione delle principali fonti di emissione più rilevanti per la singola azienda, all’interno della loro catena del valore.

  2. e/o l’identificazione delle singole attività significative ad alta intensità di emissioni.

Una categoria Scope 3 sarà considerata rilevante se supererà il 5% delle emissioni annuali totali di Scope 3.

Un’attività ad alta intensità di emissioni sarà invece considerata significativa se:

  1. l’attività rappresenta oltre l’1% delle emissioni annuali totali dello Scope 3; oppure

  2. l’attività genera più di 10.000 tCO2 all’anno.

Qualsiasi categoria o singola attività che superi queste soglie dovrà quindi essere inclusa negli obiettivi aziendali di riduzione delle emissioni.

Un altro caposaldo della versione 2.0 è il passaggio a un ciclo di target quinquennale, con revisioni obbligatorie ogni cinque anni fino al raggiungimento del Net-Zero al 2050.
Il calendario di adozione prevede la pubblicazione definitiva del nuovo standard tra fine 2025 e inizio 2026, con un periodo di convivenza di 12–24 mesi per consentire alle aziende, grandi e piccole, di aggiornare i target già approvati.

A seguire, Filippo Gambardella, Flavia Ferrari, Francesco Crisanto e Anna Dodi di Carbonsink/South Pole, hanno coordinato i workshop sull’engagement dei fornitori negli obiettivi di riduzione delle emissioni indirette di Scope 3.

A tal fine sono state individuate alcune pratiche che le imprese possono mettere in atto, per coinvolgere i propri supplier:

  1. mappatura dei fornitori chiave, allo scopo di individuare quelli più rilevanti in termini di dimensione e quantità di emissioni prodotte;

  2. raccolta dati, con l’obiettivo di valutare la loro maturità nella rendicontazione GHG;

  3. conduzione di workshop dedicati, per formare i fornitori sul tema;

  4. definizione di incentivi e KPI per catalizzare l’ambizione climatica dei supplier e monitorare periodicamente le loro performance;

  5. sviluppo di strategie di attuazione di riduzione delle emissioni.

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Il coinvolgimento attivo dei fornitori è fondamentale per decarbonizzare l’intera catena del valore, sia a monte che a valle. Senza il loro contributo, gli obiettivi di Net-Zero restano irraggiungibili. Per le imprese, attivare la propria supply chain comporta numerosi vantaggi: una comprensione più accurata della propria impronta carbonica; risparmi economici, grazie a strategie di riduzione delle emissioni più mirate ed efficaci; relazioni più solide con i fornitori e maggiore continuità negli approvvigionamenti. Inoltre, l’attivazione dei fornitori consente un’adesione più puntuale alle normative ambientali in continua evoluzione.

Le attività del percorso di accelerazione proseguiranno fino a dicembre 2025 e si articoleranno in nuovi appuntamenti di peer-learning, momenti di auto-apprendimento attraverso l’Academy di UNGC e sessioni globali organizzate dal Global Compact delle Nazioni Unite, con il contributo di esperti internazionali. Ognuno di questi incontri approfondirà, di volta in volta, azioni cruciali per aumentare l’ambizione e definire una strategia efficace di decarbonizzazione; tra cui, le metodologie utili per stilare un inventario delle emissioni GHG, le relative strategie di calcolo, la comprensione della metodologia Science-Based Target e le strategie di gestione e riduzione delle proprie emissioni.

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